lunedì 27 settembre 2010

Dr Richard A. Gardner


Da un'importante articolo apparso su THE INDEPENDENT:



Dr Richard A. Gardner

Psichiatra infantile che sviluppò la teoria della Sindrome di Alienazione Parentale.

Sabato, 31 Maggio 2003

Richard Alan Gardner, psichiatra nato a New York il 28 Aprile 1931; MD 1956; sposato due volte (un figlio maschio, due figlie femmine); Morto a Tenafly, New Jersey, il 25Maggio 2003.

In una disputa combattuta per la custodia di minori, avvenuta nei sobborghi di Pittsburgh qualche anno fa, tre ragazzini implorarono il tribunale minorile di non forzarli a continuare la frequentazione con il loro padre perché, dissero, era fisicamente abusivo nei loro confronti. Piuttosto che credere ai ragazzi, il giudice fece affidamento sulla testimonianza di un esperto nominato dal padre, un professore di psichiatria clinica della Columbia University, Richard A. Gardner.

Gardner asserì che i ragazzi stessero mentendo come risultato di un “lavaggio del cervello” ad opera della loro madre e raccomandò qualcosa che lui chiamava “la terapia della minaccia”. Essenzialmente, ai ragazzi Grieco fu detto che avrebbero dovuto essere rispettosi ed obbedienti nelle loro visite al loro padre e che se non lo fossero stati la madre sarebbe finita in prigione. Poco dopo, il sedicenne Nathan Grieco, il maggiore dei fratelli, si impiccò nella sua camera da letto, lasciando dietro di sé un diario in cui aveva scritto che la vita era diventata un “tormento senza fine”. Sia la corte che Gardner non ammisero mai i propri errori persino dopo il suicidio, e fu solo dopo un esposto sul quotidiano locale che le disposizioni per la custodia per i due ragazzi sopravvissuti furono cambiate.

La “terapia della minaccia” era parte di una più ampia teoria gardneriana conosciuta nei tribunali preposti al diritto di famiglia in tutti gli Stati Uniti come “Sindrome di Alienazione Parentale” (Parental Alienation Syndrome, PAS). La teoria – uno dei più insidiosi pezzi di scienza-spazzatura alla quale le corti statunitensi hanno dato credito negli anni recenti – sostiene che ogni madre che accusi il marito di abusare i figli stia mentendo più o meno per definizione. Ella racconterebbe queste bugie per “alienare” i figli dal loro padre, una scioccante negazione di responsabilità parentale per la quale lei meriterebbe di perdere tutti i diritti di custodia in favore dell’ipotetico abusante.

Questa non è solo una tattica pacchiana, garantita dall’inizio per proteggere all’atto della separazione gli interessi dei padri , di gran lunga i più entusiastici sostenitori di Gardner, ma ha anche distrutto le vite di centinaia, forse migliaia di famiglie americane negli scorsi 15 anni. In uno stato dopo l’altro, le corti si sono rimesse alle credenziali accademiche di Gardner ed hanno consegnato la custodia dei bambini nelle mani dei loro presunti abusanti, persino nei casi in cui referti della polizia, referti medici e testimonianze di insegnanti ed assistenti sociali avevano supportato le accuse della madre.

Ormai, il concetto di “alienazione parentale” è entrato nella giurisprudenza ed ha governato migliaia di dispute in cui Gardner stesso non ha svolto alcun ruolo. Tuttora non ha basi scientifiche nella maniera più assoluta. Non è riconosciuta dall’Associazione Psichiatrica Americana o da qualsiasi altro corpo professionale. Il flusso di libri che Gardner produsse sulla materia a partire dai tardi anni ‘80 furono tutti di auto-pubblicazione, senza il tradizionale processo di revisione. Il suo metodo per determinare l’affidabilità delle accuse di abusi sessuali fu denunciato da un noto esperto di violenza domestica, Jon Conte dell’Università di Washington, come “probabilmente il più ascientifico pezzo di spazzatura che abbia mai visto nel campo in tutta la mia carriera”.

Nessuno con esperienza nei casi di divorzio con alta conflittualità potrebbe negare che le madri, un qualche caso, producano false accuse contro i loro mariti. Ma Gardner andò molto oltre. Ritenne che il 90% delle madri fossero bugiarde che “programmavano” i bambini a ripetere le loro bugie e non si curò mai dell’evidenza comprovata. Teorizzò che i presunti abusi delle madri esprimessero, in forma dissimulata, le loro stesse inclinazioni sessuali verso i propri figli.

Ed egli stesso sostenne che non vi fosse nulla di particolarmente sbagliato nella pedofilia, incestuosa o meno. “Uno dei passi che la società deve fare per fare i conti con l’attuale isteria è “venirne fuori” ed assumere un atteggiamento più realistico verso il comportamento pedofilo,” scrisse in “ Sex Abuse Hysteria - Salem Witch Trials Revisited (1991)” ( L’isteria dell’abuso sessuale – I processi alle streghe di Salem rivisitati, ndr). La pedofilia, aggiunse, è una pratica largamente diffusa e praticata tra letteralmente miliardi di persone”. Intervistato una volta su cosa avrebbe dovuto fare una madre se il suo bambino avesse lamentato di subire abusi sessuali da suo padre, Gardner replicò: “Cosa dovrebbe dire? Non dire queste cose di tuo padre. Se lo farai, ti picchierò.”

è incredibile che una tale figura possa essere stata presa seriamente in considerazione dai giudici nei tribunali ma, in un sistema antagonistico dove i padri hanno spesso più denaro da spendere nelle cause di divorzio, le teorie di Gardner si sono dimostrate notevolmente persuasive. Il giornale dell’Accademia Americana di Psichiatria Adolescenziale e Infantile scrisse nel 1996 che un libro di Gardner, Protocols for the Sex-Abuse Evaluation (Protocolli per la valutazione dell’abuso sessuale), era “una ricetta per dimostrare la falsità degli abusi sessuali, nascosta sotto la forma di obiettività scientifica e clinica. Si sospetta che diventerà un bestseller tra gli avvocati difensori.” E così si è verificato.

Il lavoro di Gardner ha creato una generazione di madri e figli psicologicamente terrorizzati ed, in molti casi, fisicamente dalle sentenze tribunalizie che egli ha influenzato. In uno dei suoi primi casi, una donna fisico del Maryland da lui etichettata come “alienatrice parentale”, inadatta ad ottenere la custodia dei suoi bambini, fu successivamente colpita a morte dal suo ex-marito. Ciò nonostante, Gardner non cambiò il suo punto di vista secondo il quale la moglie fosse la reale cattiva; le bugie di lei, insisté lui, avevano reso il marito temporaneamente psicotico.

Il passato di Richard Gardner era sorprendentemente convenzionale. Nato nel Bronx, a New York, nel 1931, studiò medicina e psichiatria in varie prestigiose università dello stato di New York, ed assolse al compito di psichiatra dell’esercito statunitense in Germania. Nominato nella Divisione di Psichiatria Infantile alla Columbia nel 1963, fu rispettato per molti anni come esperto nell’esperienza infantile in ambito di divorzio.

Dopo lo sviluppo della sua Sindrome di Alienazione Parentale nel 1980, comunque, lui e la Columbia University si allontanarono lentamente ed egli trascorse la maggioranza del suo tempo nell’esercizio privato della professione nel New Jersey. Lungo il percorso si trasformò anche nell’autentico mostro americano.

Andrew Gumbel

sabato 18 settembre 2010

EL PRETENDIDO SÍNDROME DE ALIENACIÓN PARENTAL. Un instrumento que perpetúa el maltrato y la violencia


(Da una nota del Dott. Andrea Mazzeo)


La “pretesa sindrome di alienazione parentale”, così come l'ha denominata l'Associazione di Psicologia Americana (APA), “PAS” per la sua sigla, e l'ideologia che la sostiene, è un costrutto pseudo-scientifico che è stato utilizzato, sin dalla sua creazione negli USA nel 1985, in ambito gudiziario e nelle cause di divorzio nelle quali si disputa l'affidamento dei figli, generando situazioni di alto rischio per i bambini e provocando una involuzione nei diritti umani delle bambine e bambini e delle madri che vogliono proteggerli.

L'effetto intimidatorio che produce la sua sola menzione nella giustizia, fa sì che alcuni professionisti, spinti solo dalla voglia di guadagno, la utilizzino abitualmente nei casi conflittuali di divorzio. Questo attributo della “PAS” la converte in uno strumento “ad hoc” che oltretutto nasconde l'incesto e la violenza di genero preesistenti. La comparsa del “PAS” in qualsiasi conflitto gudiziario lo riduce tutto all'alienazione paterna e trasforma automaticamente le vittime in carnefici.

In questo libro le autrici presentano, attraverso una esaustiva indagine, l'autentica realtà di questa infondata sindrome, carente di ogni base scientifica, rifiuttata attualmente negli USA. Desiderano con esso formare ed informare i professionisti del diriutto, la salute mentale e i servizi sociali che vogliano portare a termine una buona prassi nel campo del divorzio e dell'affidamento e apportare argomenti, di conoscenza e razionalità, che permettano di restituire alle vittime la credibilità delle proprie legittime lamentele sul genitore abusante e negligente.

L'obiettivo finale di questo libro è proteggere le bambine e bambini, vittimas innocenti dell'applicazione di queste supposta sindrome, della “terapia della minaccia”, coazione che propongono coloro che la applicano como unico “trattamento” válido.

Dalla presentazione del libro di Sonia Vaccaro e Consuelo Barea: EL PRETENDIDO SÍNDROME DE ALIENACIÓN PARENTAL. Un instrumento que perpetúa el maltrato y la violencia. (http://www.edesclee.com/products.php?ISBN9788433023315)

DDL 957 (a quelli che lo hanno scritto)

(Da una nota del Dott. Andrea Mazzeo)


Visto che ormai gli ingegneri si mettono a scrivere le leggi sui diritti delle famiglie, i pediatri danno numeri a noi psichiatri, i padri che non sanno fare i padri si mettono a fare i "mammi", mi sono chiesto: e se un modesto psichiatra si mette a studiare da giurista cosa ne viene fuori? Tra l'altro sono pure geometra, che non è la stessa cosa di essere ingegnere, lo so; oltretutto ho dei parenti ingegneri, qualcosa da loro potrei pure averla imparata.
Ed allora ci provo; al massimo tirate la catena alla fine. Posso anche vantare, nel mio curriculum da giurista dilettante, la partecipazione ai lavori del progetto dell'On.le Burani di modifica della 180.

Cominciamo dall'inizio, perché le cose si cominciano sempre dall'inizio eh! non sia mai che qualcuno voglia cominciare a costruire una casa cominciando dal tetto.
Mi incuriosisce la lettera b dell'art. 1, con la quale l'ingegnere pretende di modificare il secondo comma dell'art. 1 della legge 154, ovvero l'art. 155 del Codice Civile (vedete che sto imparando? riesco già a non farmi capire).

"Salvo quanto stabilito dall'art. 155-bis" (qui si vede l'ingegneria, prima ancora di mettere le fondamenta uno si preoccupa di come verrà il piano terra; da geometra non ci sarei mai arrivato), si legge: "L’età dei figli (e altro) non rilevano ai fini del rispetto del diritto dei minori all’affidamento condiviso".
Lasciamo perdere "l'altro", mi preme soffermarmi su "L'età ... non rileva".
Collega pediatra, nulla da obiettare in proposito? nessuna opposizione?
Cazzo! E le ricerche di Spitz?
Mi direte, e chi è questo Spitz, anche lui contro di noi?

Fermi, non correte su Google a cercare "spitz", perché vi dà solo una splendida razza canina; cercate magari René Árpád Spitz.
Psicanalista, concentrò i suoi studi sui bambini staccati precocemente (6-8 mesi) dalle madri, scoprendo che questi bambini si ammalavano di una grave forma depressiva, che lui chiamò depressione anaclitica, in seguito alla quale potevano anche morire. Studi longitudinali hanno poi mostrato che bambni staccati precocemente dalle madri, da adolescenti e adulti presentano disturbi di personalità e altri gravi problemi di natura psichiatrica.

Di Anna Freud penso avrete sentito parlare; figlia di Sigmund Freud, psicanalista, si dedicò allo studio dei bambini, facendo anche lei scoperte interessanti.
E Melania Klein?
E Karen Horney?
E Margaret Mahler? La Mahler, grandissima psicanalista ungherese, ha scoperto che se la fase di separazione-individuazione del bambino dalla madre non si svolge in maniera fisiologica, secondo i tempi necessari (24-36 mesi), possono svilupparsi psicosi infantili precoci (per vostra opportuna conoscenza, presenti nel DSM come Disturbi Generalizzati dello Sviluppo).
Ma avete ragione, ho citato già troppe donne e voi cominciate a vedere rosso.
Che ne dite di Winnicott e della sua teoria della relazione oggettuale? non vi piace?
Parliamo di Bowlby, allora? le sue teorie sull'attaccamento? roba vecchia? mica tanto, leggete qualcosa ogni tanto, e che diamine. La genetica, meglio l'epigenetica, sta dimostrando che i diversi stili di attaccamento possono addirittura influenzare l'espressione dei geni a livello cerebrale; di recente ne ha parlato pure la Montalcini. Lo so anche lei è una donna; ma ne parlano anche gli uomini di queste cose, sforzatevi di leggere un po'. La cultura mica uccide.

Secondo voi, che non siete né psichiatri, né psicologi, né psicanalisti, né neuropsichiatri infantili (le competenze conteranno pure, ancora, qualcosa in questa Italia che sta andando a rotoli) dovremmo buttare a mare tutte le ricerche psicanalitiche degli ultimi 100 anni per le teorie bislacche di un ciarlatano (chi si spaccia per professore universitario senza esserlo può essere definito solo così) e che non ha mai capito nulla di sviluppo psicologico infantile? Sì, perché solo i seguaci di Gardner possono pensare di intervenire in questo modo barbaro nel Diritto di famiglia.
"Sutor ne ultra crepidam", dicevano gli antichi.

PS
Se non capite quest'ultimo concetto potete sempre usare il traduttore automatico di Google.

sabato 11 settembre 2010

INCREDIBILE DELITTO COMMESSO A UNA GIOVANE MAMMA ITALIANA


E’ stata rapita una bambina neonata alla madre che l’aveva da poco partorita perché la stessa aveva rifiutato di abortire, come le autorità locali le avevano chiesto.

Questa notizia è stata data oggi, 10 settembre 2010, dalla televisione di Stato, accreditandola e giustificando il rapimento a causa della mancanza di mezzi per il sostentamento della figlia.

Questo episodio dimostra che due volte lo Stato si comporta in modo scorretto:
- quando non usa le tasse innazitutto per l’assistenza, la sicurezza ed il necessario sostentamento di tutti i suoi “sudditi”. Infatti, così facendo non ci considera suoi membri, come la dignità di ogni essere umano comporterebbe;
- quando, senza validi motivi, ruba i figli a una madre per darli a chi madre non è.

Si tratta di una iniqua violenza compiuta dallo Stato Italiano contro una giovane madre di 20 anni, i cui mezzi di sostentamento arrivano solo a 500€ e che ha supplicato le autorità di lasciarle tenere la sua tenera creatura.

La stessa informazione faceva presente che non esistevano alcuna altre motivazioni di inadeguatezza o di incapacità della madre di far crescere la sua bimba, anzi sottolineava che si tratta di un’ottima persona, matura, seria e di sani principi (servizio andato in onda sulla RAI3 alle h. 14.00).

Il primo dovere della società è quello di garantire la possibilità e sicurezza di vita a tutti i suoi membri, soprattutto attraverso le strutture di assistenza sociale, istituite perché sostentino ogni essere umano, anzitutto fisicamente e poi socialmente, conforme all’antico principio “primum vivere, deinde filosofare”.

La notizia che la televisione ci ha dato è stata subito seguita dal richiamo dell’obbligo di assistere e non abbandonare i cani e tutti gli animali randagi.

La bimba sottratta è stata considerata e trattata come un animale randagio, non abbandonata ma cacciata via dalla sua mamma e portata in un canile, cioè un’altra casa, dove ha trovato chi le darà la possibilità di vivere ancora.

Non si critica l’adozione, che comunque deve essere considerata solo un estremo rimedio ad un estremo male che non rientra nel caso trattato.

Lo Stato Svizzero, attraverso l’assistenza sociale, garantisce economicamente ogni famiglia costituita solo da madre e figlia, priva di mezzi di sussistenza: pagando viveri, alloggio e tutti i costi delle necessità di vita.

Il fatto stesso che la legge italiana permetta questi delitti, anche a livello regionale e locale, evidenzia ignoranza, incoscienza e scorrettezza umana, perché solo l’economia ha occupato tutti gli spazi della coscienza che mobilita ogni comportamento.

Anche qualora fosse l’unico atto discutibile, commesso o permesso dallo Stato italiano, dovrebbe farci vergognare di essere italiani.



Dott. G. Basso, psicologo e psicoterapeuta

mercoledì 1 settembre 2010

LA MAMMA CREA LA GRANDEZZA DELL’ANIMA DELLA SUA CREATURA


Tutte le cellule fisiche della persona sono psichicizzate, cioè sono caratterizzate dalle caratteristiche psichiche specifiche della persona, com’è dimostrato dai disturbi psicosomatici, cioè di origine psichica, dalle disfunzioni e dalle funzionalità organiche psicosomatiche, cioè di origine psichica, dalle sensibilità e insensibilità psicosomatiche, cioè di origine psichica.

Infatti, senza cellule non c’è coscienza, non c’è psiche, non c’è anima.
L’anima è costituita dalla coscienza e dalla psiche. Non c’è anima umana senza cellule, ci può solo essere anima definita angelica, cioè angelo.

La coscienza umana agisce attraverso il sistema cellulare dell’essere umano, gestito dalla razionalità e dall’istintività. Il corpo, avendo origine dall’integrazione delle cellule maschili con le cellule femminili, fa incontrare la psichicità della donna con la psichicità dell’uomo, costituendo la struttura dell’anima filiale.

Tuttavia lo sviluppo della fisicità cellulare, e pertanto della coscienza individuale, filiale e psichica, avviene prevalentemente nel corpo, attraverso la cellularità fisica e psichica e attraverso l’anima della madre.

La madre dà al figlio più del suo, più di se stessa, più delle proprie cellule e quindi più della propria coscienza, più della propria psichicità e della propria anima.

Le cellule del maschio sono quelle dell’iniziativa alla vita che si è decisa di creare e costruendo la singolarità, la diversità individuale e l’irripetibilità, infatti, è impossibile creare una vita identica a un’altra vita, l’essere umano può creare solo delle somiglianze di vita, somiglianze ad altre creature.

Questi processi della creazione affermano la grande verità che Dio, del quale l’uomo è immagine e somiglianza, ma non è altro Dio, crea la vita servendosi dell’uomo (cioè crea anima e corpo servendosi dell’uomo).

Questi processi creativi e simbiotici dimostrano che fondamentalmente i figli sono necessariamente più della madre che del padre, come dimostra l’intenso rapporto simbiotico della madre con la propria creatura, che solo più tardi viene superato, ma che esige che siano necessariamente affidati alla madre i bambini di genitori che si separano.


(Dr. Giovanni. Basso, psicologo e psicoterapeuta)