mercoledì 24 febbraio 2010

I FONDAMENTI DELLA GENITORIALITA'


frammenti da:"I fondamenti della genitorialità"di GABRIELLA CAPPELLARO, Psicoterapeuta


L’esperienza della relazione adulto/bambino è fondamentale alla crescita. La relazionalità è lo specifico di ogni persona. Il bambino è fin dalla nascita socialmente competente, attrezzato per la relazione (dà subito delle risposte alle cure che la figura materna gli presta), bisognoso di relazione (reclama la presenza della figura materna, ne patisce l’assenza e la carenza) e dunque portatore del diritto alla relazione (ha diritto alla presenza della figura materna).
Già molti anni fa, più di cinquanta, una neuropsichiatra francese, N. Quémada, formulava considerazioni tuttora attualissime considerando la madre (la figura materna) e il bambino come parti vitali di un’organizzazione speciale, in cui ciascuno dei due forma e perfeziona l’altro. La madre costruisce l’ammaternamento perché il bambino possa sentirsi amato, il bambino a sua volta stimola la madre a sentirsi tale, diventa autore del processo di maternizzazione nella madre.

Ma se il bambino, fin dalla nascita, si trova in situazione di non-ammaternamento, si stabilisce per lui una condizione di vita, anche se le cure materiali gli fossero assicurate, carica di conseguenze per lo sviluppo della sua personalità fino all’instaurarsi di turbe psicotiche e vere e proprie psicosi, che possono risultare poi solo parzialmente risolvibili, sempre comunque attraverso l’inserimento in una famiglia accuratamente scelta e lunghi interventi di psicoterapia.

Altrettanto grave può risultare per un bambino l’esperienza di de-ammaternamento, quando é allontanto dalla madre e ”la carenza di cure materne segue allo choc della separazione”. La regressione e le turbe che ne conseguono dipenderanno dalla proposta di legame che un altro adulto potrà fare al bambino.

Il concetto di ammaternamento verrà, in anni successivi, affrontato negli studi sull’attaccamento condotti da chi è ormai unanimemente considerato uno dei maggiori studiosi dello sviluppo infantile: J. Bowlby. Questo famoso pediatra e psicoanalista ha rilevato che il bambino privato di cure materne manifesta uno sviluppo ritardato fisicamente, intellettualmente e socialmente, fino ad instaurare veri e propri disordini fisici e mentali.

Fondamentale è l’attaccamento nei primi mesi di vita, quando il neonato impara a distinguere una figura particolare, la madre, e sviluppa un forte e riconoscibile desiderio di starle vicino. Dai sei mesi ai tre anni, la presenza della madre lo fa felice, la sua assenza lo turba profondamente. Il comportamento di attaccamento è specifico e durevole: è diretto verso uno o pochi individui solitamente in un definito ordine di preferenza e persiste per gran parte del ciclo della vita. I primi attaccamenti non sono abbandonati facilmente anche se possono attenuarsi (adolescenza), diventare complementari ad altri attaccamenti ed essere talvolta sostituiti. L’attaccamento è dunque una condizione per cui un individuo è legato emotivamente ad un’altra persona percepita come più grande, forte, saggia.

Gli studi in materia hanno inoltre evidenziato una significativa continuità tra il modello di attaccamento del bambino piccolo e quello di cui la madre è porta¬trice.Per riflettere sulla relazione e sull’attaccamento che ne è il prerequisito, pensiamo a quanto accade tra una madre e il suo bambino neonato: vivono, nei primi tempi, in una specie di cerchio magico, quello che uno studioso di bambini, Daniel Stern, chiama “costellazione materna”, contesto particolarissimo dentro il quale ogni madre si situa con il suo bambino in quello scambio continuo che diventa il prototipo della relazionalità successiva.
Il rapporto madre/bambino, assolutamente essenziale per la crescita del bambino, è il risultato di una serie di esperienze, ognuna delle quali deve contenere tre elementi: sensorio (il bambino percepisce), motorio (il bambino agisce), affettivo (il bambino si sente oggetto di un interesse speciale da parte della madre). Solo a queste condizioni le singole esperienze saranno internalizzate dal bambino e diventeranno parte della sua mente, facendogli sperimentare il senso di un Sé emergente fin dalla nascita.



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