domenica 6 dicembre 2009

Che ci azzecca Re Salomone con l'Affido Condiviso?


Questa è la storia di due mamme che si contendevano lo stesso bambino. Entrambe ritenevano di averlo generato e partorito e ne rivendicavano la maternità.

Non riuscendo a risolvere tra di loro il conflitto, esse si rivolsero al saggio re Salomone il quale, dopo aver ascoltato le ragioni dell’una e dell’altra madre, propose di risolvere il problema tagliando con una spada il bambino in due parti uguali da dividerne una metà per entrambe.

La mamma “finta” fu contenta di questa soluzione, mentre quella vera inorridì alla proposta e pregò il re affinché non uccidesse il bambino preferendo rinunciarvi e affidarlo all’altra donna.

Re Salomone sorrise e da quel gesto capì qual era la vera madre, quindi glielo affidò.Perché ti racconto questa storia?

Perché anch’io, come tante mamme oggi mi trovo di fronte a questa scelta. Oggi, purtroppo, non abbiamo istituzioni né leggi con la saggezza di re Salomone.

Le responsabilità e le capacità genitoriali, oggi molto discusse, non nascono dall’imposizione della nuova legge sulla bigenitorialità, intrisa da ingerenze istituzionali all’interno del nucleo familiare che, a mio avviso, non fa che peggiorare la qualità della vita dei bambini figli delle coppie separate.

Questa situazione nasce dall’irresponsabilità di molte madri che in passato hanno abusato del diritto di genitore affidatario acquisito dal giudice della separazione e hanno usato i loro figli per ricattare sul piano psicologico ed economico l’altro genitore arrivando, in molti casi, a cancellarlo dalla loro vita.

Mi riferisco ovviamente a quei padri desiderosi a partecipare alla vita dei loro figli, quelli disposti a occuparsene rinunciando al tempo libero, sacrificando parte del loro lavoro e degli impegni per dedicare le loro premure e attenzioni alla prole.

Dalla situazione appena accennata, com’era prevedibile, i padri si sono ribellati, ma oggi a pagarne il prezzo sono spesso madri che non hanno posto queste barriere ai loro ex compagni e che, per vari motivi non sempre addebitabili a loro (violenza, stalking), si vedono portare i figli perché l’altro genitore, pur di contrastarle, preferisce togliere loro i figli o, peggio ancora quando non riescono, che siano rinchiusi nella case-famiglia.

Ecco perché, anche oggi, servirebbe la saggezza di un re Salomone.
E perché non si può imporre la stessa legge per tutte le separazioni.


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