mercoledì 8 aprile 2009

Strappati ai genitori dal tribunale


Disperato appello dalla comunità: «Qualcuno ci aiuti»

MILANO 31/05/2008 - Tre anni lontani da mamma e papà. Tre anni lontani dalla cameretta con i peluche, dai giocattoli e dai compagni di scuola. Tre anni passati a sperare, notte dopo notte e ora dopo ora, in una buona notizia. E’ la storia di Vanessa, Mirko e Sharon, tre fratellini di 17, 11 e 6 anni. Dal 2005 vivono in una comunità per minori, lontani dalla famiglia. Sharon, la più piccola, è stata portata via da casa quando aveva appena tre anni. Può abbracciare la mamma e il papà solo una volta ogni due settimane. Non più a lungo di un’ora. E sempre sotto gli occhi, vigili, degli assistenti sociali. Un’infanzia rubata. E che ora i tre fratellini stanno reclamando: «Vogliamo tornare a casa. Perché è come se ci avessero strappato il cuore».

«ERAVAMO FELICI»
E’ il papà, Pietro Guccio, 51 anni, a raccontare la triste vicenda. Accanto a lui c’è Tina, 43 anni, madre dei tre bambini e sua moglie da vent’anni. «Eravamo una famiglia felice - spiega il padre - certo non perfetta, ma felice». E non si fa fatica a crederci, guardando quella casa luminosa e pulita, i giocattoli dei bambini, le loro camerette ordinate e le fotografie che li ritraggono sorridenti. Non ci hanno creduto, però, gli assistenti sociali. Che un giorno di marzo hanno segnalato al Tribunale dei Minori di Milano che i fratellini Guccio vivevano in «una situazione di terrore, vittime di un padre padrone ».

E’ stato un colloquio con un assistente sociale a dare inizio all’ingranaggio crudele, che poi non si è più fermato. Tina, che aveva attraversato una brutta depressione post partum e che da poco aveva perso il lavoro, si era rivolta a un consultorio. Si era sfogata con uno degli assistenti sociale lamentandosi per una «situazione pesante in famiglia».

Il primo figlio di Pietro, infatti, nato da un precedente matrimonio, aveva avuto problemi con la giustizia e il marito era spesso nervoso, aveva avuto scatti di rabbia. Nel frattempo, le maestre di Vanessa e Mirko avevano notato che i due bambini a scuola erano svogliati, trascurati.

Al bimbo era stata persino assegnata un’insegnante di sostegno, nonostante i suoi voti scolastici fossero più che buoni. Anche gli insegnanti hanno segnalato a l consultorio «un crescente disagio da parte dei bambini». Sono scattate le indagini, e il pubblico ministero ha aperto un procedimento civile a tutela dei minori.

«IL GIORNO MALEDETTO»
«Il giorno maledetto», come lo chiama Pietro, è arrivato l’11 maggio del 2005. Era il compleanno di Tina, e non ci poteva essere sorpresa peggiore. La famiglia al completo è stata invitata alla vicina caserma dei carabinieri, con una scusa. Lì, ad aspettarli, c’erano gli assistenti sociali del Comune.

Hanno caricato i tre bambini in auto e li hanno portati in una comunità a Sesto San Giovanni. Marito e moglie non credevano ai loro occhi. Pietro è un uomo alto e robusto ma stava per crollare. L’ha sorretto un maresciallo dei carabinieri. «E’ come se mi avessero strappato l’a n ima, mi è mancata la forza», racconta oggi.

IL CALVARIO
Da allora è iniziato il calvario. I coniugi Guccio possono vedere i loro bambini solo una volta ogni due settimane e solo per un’ora. Adesso i fratellini vivono in una comunità in provincia di Vercelli, e non vedono la loro casa da tre anni. Il giudice ha rigettato entrambi i ricorsi fatti dal legale dei coniugi Guccio, Lorenzo Macchi. «Non ci sono episodi concreti di violenza alla base dell’allontanamento . spiega l’avvocato - i genitori non hanno precedenti penali, conducono una vita dignitosa. Eppure...». Eppure dal 2005 i tre fratellini vivono, di fatto, come tre orfani. Strappati da una vita normale e lontani da due genitori che giurano di amarli.

[CONTINUA...] Scritto da: Arianna Giunti - arianna.giunti@cronacaqui.it
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