mercoledì 8 aprile 2009

«Ridatemi mia figlia, non vuole stare in quel centro»


La signora Giovanna lotta per riavere la sua “piccola”: «Ha minacciato il suicidio e scappa per tornare da me»

MILANO 11/12/2008 - «La vogliono tenere per forza là dentro». Non si dà pace la signora Giovanna, che da più di un anno lotta per riavere a casa la sua Giulia, la figlia 17enne che il Tribunale dei Minori le ha portato via «per un ceffone». «È una vergogna - continua mamma Giovanna ­mia figlia vuole tornare a casa dalla sua fami­glia, non ci vuole stare in comunità, scappa in continuazione». Ma giudici e assistenti socia­li non vogliono sentir ragioni. E Giulia, alme­no ufficialmente, è costretta a vivere nella comunità. Nonostante le continue e frequenti fughe. Nonostante abbia minacciato più volte il suicidio. Nonostante abbia implorato gli educatori, le insegnanti e i poliziotti di la­sciarla tornare a casa.

«Un mese fa è tornata qui da me e mi ha pregato di tenerla a casa, di non riportarla più nel centro - racconta la signora Giovanna - io ho chiamato la Polizia e ho spiegato la situazione. Poi Giulia ha mo­strato i segni sulle braccia, ha raccontato che si era fatta quei tagli con lo specchietto mentre era in comunità e ha detto che l’avrebbe rifatto se l’avessero riportata là. I poliziotti allora me l’hanno lasciata ma una soluzione definitiva non è ancora stata trovata». Da quel giorno infatti Giulia non è più tornata nella comunità ma «nessuno si è più interessato a noi» conti­nua Giovanna.

E Giulia, nel frattempo, ha smesso pure di frequentare la scuola, »perché nessuno accetta la sua iscrizione - spiega la madre - perché ufficialmente dovrebbe essere nella comunità. Ma io non voglio che perda anche l’anno scolastico perché giudici e assi­stenti sociali non si ricordano di noi». [CONTINUA...]

Scritto da: Arianna Giunti - arianna.giunti@cronacaqui.it
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